Tutti noi abbiamo una reputazione online, a volte persino senza volerlo

Tutti quanti, persone o aziende, abbiamo una reputazione sul web. Se andiamo su Google, e proviamo a digitare il nostro nome e cognome nel campo di ricerca, i risultati che otteniamo sono una buona sintesi della nostra reputazione online. Non sono il quadro completo, però possono rappresentare un indicatore. Questo vale anche per le aziende, per i professionisti, per tutti coloro che hanno una attività d’impresa a prescindere dalle dimensioni.

Ma perché le persone devono in qualche modo monitorare e cercare di migliorare la loro reputazione online?

Un ottimo motivo può essere la ricerca del lavoro. Al netto della pratica tutta italiana di cercare lavoro attraverso le conoscenze personali, i manager delle risorse umane delle aziende che assumono si informano riguardo i candidati non solo con i curricula, che per certi versi risultano quasi superati, ma anche navigando sulla rete alla ricerca di informazioni personali inerenti attività extra lavorative, abitudini, contesto socio culturale in cui i candidati vivono. E quindi monitorano anche i social network, dove le persone spesso postano contenuti anche molto personali, riguardanti opinioni politiche, religiose, sessuali e attinenti alla sfera privata. Chi assume, da queste informazioni  viene inevitabilmente influenzato.

Attenzione, non è che i manager delle risorse umane sono dei curiosoni che si interessano dei fatti altrui, tutti noi lo faremmo: se dovessimo affidare un lavoro a qualcuno che non conosciamo, vorremmo sapere il più possibile su di lui/lei, e oggi abbiamo semplicemente gli strumenti per scoprirlo, basta andare sul web.

Siamo molto più influenzabili.

Possiamo però anche gestire noi stessi, in prima persona, salvo casi specifici, la nostra reputazione sul web, utilizzando gli strumenti a nostra disposizione, anche per quanto riguarda ciò che pubblichiamo sui social, abbiamo noi la facoltà di decidere quanto “esporre” o rendere pubblica la nostra sfera privata.

L’insieme delle attività che si fanno per curare la nostra reputazione online si chiama personal branding, nel caso di imprese viene definito self branding. Su quanto sia fondamentale curare la propria reputazione digitale presso il pubblico dei clienti per chi ha un business ne ho parlato in questo articolo, incentrato sull’importanza di avere una strategia digitale per ogni tipo di impresa, e la reputazione è la conseguenza di una efficace o meno strategia di web marketing in senso complessivo.

In questo articolo, pertanto, desidero concentrare l’attenzione più sulla web reputation delle persone che su quella delle imprese.

Ma per godere di una buona web reputation, dobbiamo avere tutti un sito personale? Dobbiamo sentirci limitati e condizionati nell’utilizzo dei social?

Né l’uno né l’altra. Non dobbiamo avere necessariamente una finestra digitale su di noi, a meno che, ovviamente, non desideriamo farlo per motivi di business. Né dobbiamo sentirci condizionati nell’espressione di noi stessi sui social, però dobbiamo prendere consapevolezza che qualcuno può leggere ciò che pubblichiamo e farsi un’idea di noi non allineata a quello che siamo. O che vorremmo dare. E’ un problema? Dipende. E’ molto personale la cosa.

Preferisco inquadrare la questione da un altro punto di vista, dicendo invece che la possibilità che abbiamo di gestire noi in prima persona l’attività di pubblicazione sul web di contenuti riguardanti noi, e di conseguenza la nostra reputazione digitale, rappresenta un’opportunità incredibile, più che un problema.

Per chi vuole offrire una panoramica di sé in linea con specifici obiettivi (lavoro, incontri, relazioni commerciali etc etc) ci sono oggi molti strumenti per costruire una valida web presence, come Linkedìn, il sito personale o un blog, i social, le communities, etc etc. L’importante è che questo complesso di informazioni che diamo su di noi non risulti troppo “artificiale”, cioè disallineato da noi, in questo senso infatti i social network rappresentano dei formidabili filtri per la percezione della vita delle persone, pensiamo a com’è facile mostrare sui social una quotidianità apparentemente felice pur facendo una vita insoddisfacente.

Ma come nella vita reale, anche nel mondo digitale, mentire non porta da nessuna parte.

C’è da dire che molte persone non hanno una reputazione digitale, per n motivi. Cioè non c’è traccia di loro sul web. Quando ciò avviene perché è una scelta volontaria e consapevole, l’assenza di una web reputation è essa stessa una web reputation, quindi, pur non volendola avere, di fatto ce l’hanno.

Questa scelta è più rara nelle nuove generazioni, e lo sarà sempre più nel contesto iper connesso di oggi e dell’immediato futuro.

Bisogna precisare che la reputazione digitale che si ha non è sempre del tutto frutto di una attività controllabile, a volte non lo è per niente: pensiamo a persone famose che sono sempre al centro di gossip mediatici pur senza volerlo, oppure a persone che nella vita sono state ingiustamente o erroneamente coinvolte in situazioni disdicevoli e non hanno possibilità di “cancellare” tutto quanto di falso o di non veritiero viene detto su di loro. Sul web rimane traccia di tutto, cose vere e cose non vere.

Tuttavia ci sono dei modi per “pulire” la web reputation da contenuti che la condizionano, esistono figure professionali che se ne occupano, esistono addirittura dei software che analizzano le conversazioni in rete su un prodotto o servizio o su una persona, questo per dire quanto può essere importante per alcune categorie di individui o di imprese la reputazione digitale.

Concludo esortando chi non lo ha mai fatto, persone o aziende, a cercare su Google cosa emerge riguardo la propria persona o attività, a valutare se le informazioni che si trovano siano in qualche modo rappresentative di quello che si è.

Bisogna tenere bene a mente che con una attività di pubblicazione attiva, attenta e coerente possiamo mettere in piedi una presenza online che genera a sua volta una reputazione digitale abbastanza allineata a quello che siamo nel mondo reale, senza filtri né finzioni. Dobbiamo acquisire in primis consapevolezza di ciò che siamo e cosa vogliamo comunicare di noi, dopodiché se presidiamo noi stessi la rete e curiamo noi in prima persona i nostri punti di contatto digitali (profili social, siti web, blog, forum, communities, etc etc) abbiamo maggiori possibilità di godere di una web reputation conforme a quello che siamo o agli obiettivi che abbiamo dato alla nostra web presence.

Finché abbiamo la possibilità di farlo, è opportuno che ognuno di noi sia attivo nel tenere sotto controllo ciò che è controllabile, nel senso di gestibile in prima persona: sarà infatti la somma dei nostri comportamenti attivi sul web a condizionare la percezione della nostra presenza digitale, perché tutti noi abbiamo una reputazione online, pur senza volerlo.

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *