Le 3 fasi “calde” di una strategia di web marketing
Abbiamo già visto quanto è importante avere una strategia di web marketing strutturata e più possibilmente definita per promuovere il proprio business o la propria attività sul web. La sola presenza online infatti, fine a sé stessa, non è sufficiente per coinvolgere gli utenti e trasformarli in clienti. A prescindere dal settore in cui operiate e dal prodotto o servizio che vendiate, essere semplicemente online è troppo poco per far sì che quella presenza porti risultati.
Oggi, per avere dei risultati dalle proprie strategie di marketing digitale, bisogna mettere in piedi un sistema, caratterizzato da alcune fasi specifiche, di cui alcune assolutamente cruciali.
Premetto che voglio concentrare l’attenzione su alcune fasi specifiche al netto dell’analisi preliminare, che considero ovviamente mai tralasciabile. Queste considerazioni pertanto, valgono dando per scontato che si siano già affrontate le fasi di analisi iniziale del mercato e del prodotto/servizio e che siano ben chiari gli obiettivi.
Siamo quindi in un contesto già abbastanza operativo. Fatta questa premessa ci sono quindi tre fasi che considero focali nell’ambito della strategia:
la fase di traffico, quella di conversione, e quella di economia.
Partiamo dalla prima, la fase di traffico inteso come numero di utenti al sito web, ad una landing page, ad una scheda prodotto, ad una squueze page, etc etc è fondamentale. Infatti rimane abbastanza chiaro come un numero maggiore di utenti che vengono coinvolti su determinati contenuti rappresentano una maggiore possibilità di successo per il nostro obiettivo. Avere pochi visitatori significa agire su un bacino più ristretto di utenti e quindi minori chances di conversione. Oggi come oggi generare traffico verso un contenuto può non rappresentare un problema rispetto al passato, esistono infatti molti strumenti per ottenere traffico in target, pensiamo alle Facebook Ads, a Google Adwords, all’e-mail marketing, al posizionamento organico sui motori. L’obiettivo è coinvolgere un pubblico di utenti non solo numeroso, ma anche interessato, in target.
Da questo si evince come sia necessario monitorare il traffico di utenti sia in senso quantitativo che qualitativo attraverso dei software specifici come potrebbe essere Google Analytics, se infatti non conosco la portata quali-quantitativa dei miei visitatori non ho idea di che cosa sto facendo, sarebbe come gestire un ristorante senza conoscere il numero di clienti a tavola. Il 90% di imprenditori a cui chiedo quanto traffico di visitatori ha il suo sito web mi risponde che non lo sa, a me sembra una follia. O peggio ancora mi risponde alla domanda citandomi il numero di like sulla pagina Facebook, perché a quello viene data (erroneamente) importanza.
Generalmente la creazione di traffico comporta spesso un budget da investire. Nel caso della creazione di liste, se riusciamo a recuperare e quindi monetizzare subito l’investimento per la creazione di traffico tutto quello che otterremo dopo sarà profitto.
La seconda fase focale è quella della conversione, in cui il sistema che viene messo in piedi genera una specifica azione da parte dell’utente verso uno specifico obiettivo, come può essere l’iscrizione ad una newsletter, l’acquisto di un prodotto, l’iscrizione ad un corso, la recensione o un commento, la compilazione di un form con dei dati, la prenotazione di un servizio, la richiesta di maggiori informazioni etc etc. La conversione è misurata attraverso specifici parametri a seconda degli obiettivi, e viene generalmente espressa attraverso un tasso definito CR (Conversion Rate). Se il traffico che ho generato non converte, o ho sbagliato tipologia di utenti a cui mi sono rivolto oppure ho fatto degli errori nei meccanismi di conversione, magari con una cattiva comunicazione del mio messaggio, uno stile troppo aggressivo, un’offerta poco chiara o non allettante.
Possono essere diversi i motivi, anche al dì fuori del traffico, magari ho fatto tutto bene ma è sbagliato il mio prodotto in generale, oppure il prezzo a cui lo offro, ma quello è un altro problema. Bisogna tenere conto che solo una percentuale bassa del traffico genera una conversione, generalmente nella conversione verso la vendita pare si attesta intorno ad una media del 10%, diversa può essere questa percentuale quando parliamo di raccolta contatti, insomma cambia in funzione dell’obiettivo e non c’è uno standard numerico valido sempre.
Infine la fase di economia, successiva a quella di conversione, determina se ho avuto successo col sistema che ho progettato o devo rivedere le 2 fasi precedenti. Nella fase di economia c’è il confronto tra quello che volevo ottenere e quello che ho ottenuto, facendo un esempio concreto supponiamo che ho investito € 1000 di budget in annunci su Facebook per la creazione di una lista contatti, e che tale lista attraverso la vendita di un prodotto mi abbia generato come conversione introiti per € 1500. In questo caso non solo sono andato a break even, ma posso anche reinvestire il budget in profitto per operazioni sulla lista che ho creato.
Queste tre fasi, che fanno parte di un sistema più ampio dove rientra come sappiamo anche l’analisi e l’ottimizzazione, ci indicano come una strategia di web marketing efficace non può basarsi solamente sulla presenza online, per quanto questa possa essere ben curata e aggiornata.
Serve di più, serve avere un piano, senza agire day by day, ma avere una visione più ampia, senza avere paura di sbagliare, perché l’errore è necessario per crescere e affinare metodi e tempi. Tutti sbagliano o in qualche modo non azzeccano subito la strategia corretta, anche perché nel web quello che può andare bene oggi su un determinato tipo di pubblico può rivelarsi sbagliato dopo pochissimo tempo, data la velocità con cui tutto cambia, e la bacchetta magica non esiste.
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